Un cucciolo per Natale? Perché no.
Alt! Non scandalizzatevi subito.
Se il Natale è
semplicemente l’occasione giusta per coronare il sogno di una persona cara (bambini compresi), e se la scelta è stata fatta, con tutta
la consapevolezza necessaria, personalmente non ho nulla in contrario al cucciolo “sotto l’albero”.
L’importante è che ci si ricordi che quel cucciolo non è un oggetto ma un essere vivente, sensibile e senziente che , dal momento in cui ce ne assumiamo la cura, si
affideràtotalmente a noi – che ne saremo totalmente responsabili – per il resto della sua vita.
Se non si è ben certi di questo, un cane o un gatto non si devono prendere MAI, non solo a Natale; se invece se ne è certi, l’unica altra controindicazione natalizia è il fatto
che il cucciolo – specie se è un cane – occuperà interamente le vostre giornate.
Quindi niente settimane bianche, niente feste da amici e parenti, niente botti di Capodanno (che potrebbero traumatizzarlo seriamente), niente pazza gioia natalizia;
ma in realtà, se siete le persone giuste per possedere un cucciolo, la pazza gioia ve la regalerà tutta lui.
Premesso questo… il “quando” prendere un cucciolo è molto meno importante del “dove”.
Molte, troppe persone, infatti, non hanno ancora capito cosa si nasconde
dietro la vendita di piccoli animali in negozi, fiere e affini (e anche di
animali esotici, che personalmente sconsiglio sempre, qualsiasi sia la loro provenienza, perché non sono nati per vivere in questo habitat e tanto meno in un appartamento).
E’ purtroppo ancora molto facile incappare nel cosiddetto “traffico di cuccioli”, prevalentemente (ma non solo) dall’Est europeo: cuccioli di cane e di gatto che
costano – apparentemente - un po’ meno di quelli prodotti dai buoni allevamenti, ma che hanno le seguenti caratteristiche negative:
a) nascono da genitori scelti a casaccio, senza criteri selettivi ( i test per verificare la presenza di tare genetiche costano cari, quindi non si fanno).
Se i genitori ne sono affetti in modo palese non vengono mai esclusi dalla riproduzione (come avviene in un buon allevamento), ma usati (anzi, sfruttati) a più non posso. E
i cuccioli ereditano queste malattie;
b) le fattrici sfornano una cucciolata dopo l’altra, senza alcun tempo di ripresa: non sono accudite amorevolmente dopo il parto, ma messe lì
in attesa del prossimo calore, come in una catena di montaggio. Ovviamente questo debilita immensamente le mamme, e da madri debilitate possono nascere solo cuccioli deboli;
c) per le madri si usa cibo a basso costo, e quindi di bassa qualità, che le debilita ancora di più. I cuccioli vengono a malapena
svezzati – sempre con cibo di bassa qualità – e poi impacchettati e spediti, perché tenerli più a lungo comporterebbe un costo aggiuntivo che i sedicenti “allevatori” si guardano
bene dal sostenere;
d) i cuccioli vengono “impacchettati e spediti” intorno ai 30-35 giorni di età, perché a 40-50 giorni (età in cui risultano più “appetibili”
per il cliente) devono già essere in vetrina. Questo significa che non possono essere vaccinati (la prima vaccinazione non si può effettuare prima dei 50 giorni perché non avrebbe
alcun effetto, essendoci ancora in circolo gli anticorpi materni). Inoltre, a questa età, il sistema immunitario del cucciolo non è ancora completamente sviluppato: quindi non
hanno letteralmente difese contro gli agenti patogeni, i virus, i batteri che possono incontrare sul loro cammino;
e) per arrivare in Italia dai Paesi sede dei “puppy mills”, come li chiamano in America, o “cucciolifici”, come li chiamo io, gli animali viaggiano per almeno due giorni (debilitati e senza alcuna protezione vaccinale) su camion senza riscaldamento, stivati come galline in
gabbiette non igienizzate che hanno visto passare altre migliaia di cuccioli… con i risultati che si possono facilmente intuire.
CHI VENDE CUCCIOLI DELL’EST?
Purtroppo la risposta è “quasi tutti”, ad eccezione degli allevatori seri e dei privati altrettanto
seri.
Vendono cuccioli dell’Est quasi tutti i negozi di animali; quasi tutti i sedicenti allevatori – in realtà importatori – che
promettono “cuccioli di tutte le razze, con o senza pedigree, consegna
immediata”; indistintamente TUTTE le “fiere del cucciolo” a cui molte città, per fortuna, hanno chiuso le porte, ma molte altre purtroppo no
(perché pagano bene). In queste fiere teoricamente gli animaletti sono “in esposizione” e sarebbe vietata la vendita: la realtà è che gli organizzatori organizzano quasi sempre, a
fiera finita, incontri più o meno carbonari – spesso ai caselli delle autostrade – dove smerciano impunemente i cuccioli a persone contattate durante la fiera.
Ultimamente, dopo trent’anni circa di battaglie da parte di tutte le associazioni animaliste e cinofile, un po’ di informazione al grande pubblico è arrivata: le Iene hanno
fatto un discreto servizio sui cani dell’Est e lo stesso Tg5 – che ogni tanto va a fare servizi particolarmente imbecilli sull’acquisto di cuccioli (ne ricordo uno aberrante
intitolato “dove comprare un cucciolo di sabato”) e finisce spesso per girare le sue scene proprio dai peggiori “canivendoli” – si è messo a fare qualche servizio in più sui
carichi di cagnolini e gattini che ogni tanto vengono intercettati dalla Guardia di Finanza.
Purtroppo, però, si diementicano tutti di dire che:
a) il traffico di cuccioli non è gestito da misteriosi personaggi dell’aria losca che si possono incontrare solo pronunciando un’oscura parola
d’ordine. Quei cuccioli vengono rivenduti da graziosi negozi o splendide strutture iper-pubblicizzate.
b) quelli che vengono fermati e multati, e a cui vengono sequestrati gli animali, sono solo quelli tanto stupidi da non voler neppure pagare i quattro soldi necessari a fornire i
cuccioli dei documenti necessari all’esportazione. Gli altri passano tutti, perfettamente in
regola, con i loro documenti perfettamente falsi (certificati di nascita inventati di sana pianta, pedigree fasulli, libretti di vaccinazione fatti in casa ecc.)
che nessuno si sogna mai di verificare, anche perché è davvero difficilissimo.
Per i cani, per esempio, è
vietata l’importazione se il soggetto ha meno di 4 mesi.
E se la cosa fosse controllabile, sarebbe quasi perfetto.
Siccome nessun “compratore da negozio” vuole un cucciolo così “grande”, perché sono tutti convinti che “non si affezionino più” (sì, è una convinzione assolutamente idiota, ma
purtroppo è diffusissima) , il traffico dall’Est si sarebbe dovuto fermare da anni.
Invece no.
Gli importatori scrivono sui documenti date di nascita inventate (e perfettamente in regola con la legge), dopodiché imbarcano cucciolini di 35 giorni che sui documenti
risultano avere 4 mesi… e il gioco è fatto.
Non può essere? E invece “è”.
Succede ogni santo giorno, perché non si può pretendere che a controllare le frontiere ci siano solo cinofili.
E comunque… se un cinofilo non potrebbe mai scambiare, che so, un San Bernardo di 35 giorni per uno di quattro mesi, è invece difficile per chiunque, perfino per un veterinario,
capire l’età esatta di un cucciolo di piccola o piccolissima taglia.
Figuriamoci per un poliziotto o un finanziere.
L’unico indizio sicuro può darlo la dentatura… ma i cuccioli arrivano stivati sui camion, in misura di 100-200 per ogni carico. Voi ve lo vedete quel poveraccio che va ad aprire
tutte le bocche una per una?
Morale: fatta la legge, trovato l’inganno. I certificati sono fasulli (ma solo
fino a un certo punto, perché sono firmati da veterinari complici dei trafficanti) e i cuccioli arrivano legalmente in Italia.
Purtroppo sono tutti debilitati, spessissimo sono gravemente malati e spessissimo muoiono a pochi giorni dall’acquisto.
MA PERCHE’ I NEGOZIANTI VENDONO CANI DELL’EST?
Perché costano poco! Semplicissimo.
Ma attenzione: costano poco a loro, non all’acquirente finale! Quest’ultimo a volte
sborsa cifre iperboliche, con un ricavo per il commerciante che arriva anche al 500%… ed è convinto di aver fatto un affare, poveretto.
Un po’ è anche “colpa”, se così vogliamo chiamarla, degli allevatori seri: perché questi signori, che allevano con amore, selezionano con cura e
amano i cuccioli quasi come se fossero loro figli, non accettano quasi mai di venderli ai negozi, che a loro volta li rivenderebbero a gente mai vista e
conosciuta.
Un allevatore serio vuol sapere a chi va in mano il suo cucciolo, vuole sapere come sta, vuole poter dare consigli al cliente e così
via.
Inoltre un allevatore serio fa sempre POCHE cucciolate: due-tre l’anno, al massimo (se si vuole allevare bene, ve l’assicuro, è già un impegno titanico).
Come potrebbero, quindi, gli allevatori seri, garantire consegne continue?
In tutti i casi, anche gli allevatori che si convincono a cedere qualche cucciolo chiedono un prezzo proporzionato alle spese che hanno sostenuto, e che per
allevare bene sono molto alte. Quindi, se proprio gli va di lusso, il commerciante si sente chiedere
almeno 4-500 euro.
I cuccioli dell’Est costano da 50 a 150 euro, in media.
Dopodiché vengono rivenduti da 500 a 1000 (e anche di più, a seconda della razza), e il cliente è convinto di “aver risparmiato un sacco di soldi” : quei “ladri” di allevatori gli avevano chiesto 1500 euro!
Già.
Peccato che i “ladri” si fossero
prima accertati che i genitori del cucciolo fossero esenti da patologie ereditarie (esami costosissimi); avessero selezionato i riproduttori in modo da poter dare le massime
garanzie non solo sulla bellezza (che in fondo interessa solo i frequentatori delle esposizioni canine) ma anche sul carattere (che invece interessa tutti); avessero
sverminato, vaccinato, seguito i cuccioli dal punto di vista sanitario; avessero dato loro la giusta socializzazione; si fossero fatti, insomma, tutto il beneamato mazzo che serve per poter consegnare al cliente un cucciolo bello,
sano e felice di vivere.
Esattamente il contrario di quanto accade nei cucciolifici, dove “vivere”, anzi sopravvivere, è già una difficile conquista che non
tutti riescono a raggiungere.
Solo che all’importatore-grossista, così come al rivenditore finale,
non importa se qualche cucciolo muore e/o qualcun altro dev’essere sostituito: il risparmio è tale che possono mettere in conto un 50% di decessi senza che questo
renda meno remunerativo l’affare (e infatti la percentuale di cuccioli dell’Est che non sopravvive all’importazione si aggira proprio intorno al 50%).
Alcuni muoiono durante il viaggio… ma molti altri, purtroppo, nelle case dei nuovi proprietari. Magari tra le braccia dei bambini che erano così felici di aver ricevuto il più bel
regalo di Natale della loro vita.
MA NON SI DOVREBBE CAPIRE A PRIMA VISTA, SE UN CUCCIOLO E’
MALATO?
No. Non si capisce perché i poveri piccoli, appena “sbarcati” in negozio o alla fiera, vengono immediatamente riempiti di gammaglobuline (e
talvolta anche di eccitanti) per mascherare la situazione reale, che si manifesta sempre e solo dopo la vendita. Aggiungiamo che il periodo di incubazione delle più letali
malattie virali è di circa due settimane, e il gioco è fatto.
Aneddoto: un paio di anni fa mi impegnai con tutte le mie forze, e con trent’anni di cinofilia e di lotte anti-cagnaro alle spalle, per convincere un collega a non permettere che
i suoi zii gli regalassero un cucciolo prenotato in negozio. Gli feci leggere tutte le testimonianze che mi arrivano ogni settimana, cercai di spiegargli tutto lo spiegabile sul traffico di cani dell’Est: ma lui era e restava scettico.
“Sì, d’accordo, potrà succedere… – mi diceva, un po’ con l’aria di pensare “povera scema fanatica, ti dò ragione così stao brava” – ma io questo cucciolo l’ho visto! E’
sano, vispo, salta, gioca…”
Il cucciolo arrivò puntualmente a Natale, e a Capodanno era morto.
E questo nonostante al mio collega, alla fin fine, una pulcetta nell’orecchio l’avessi comunque messa: tanto che l‘aveva portato subito dal veterinario per svariati
controlli, tutti negativi.
Il fatto è che il cimurro (malattia di cui morì il cagnolino) si vede solo quando si manifestano i primi sintomi: e quando succede è
troppo tardi, perché la malattia evolve alla rapidità della luce e la cura è quasi impossibile.
Il cucciolo che lo sta incubando, invece, può passare qualsiasi visita risultando (all’apparenza) sanissimo. In realtà è già condannato.
COSA SI PUO’ FARE PER FERMARE QUESTO
TRAFFICO?
La risposta è una sola: non si devono comprare animali provenienti dai cucciolifici. Quando e se finirà la domanda, finirà anche l’offerta e queste povere
vittime della speculazione umana non verranno più fatte nascere.
Per questo non si devono MAI comprare cuccioli in negozio, né alle fiere, né nei sedicenti allevamenti (che in realtà non allevano un
bel nulla, importano e basta) che dispongono di “cuccioli di tutte le razze”.
Sono tutti, immancabilmente, esclusivamente importatori (o, in alternativa, “canivendoli” italiani: “razza” un po’ meno pericolosa, ma sempre ad alto rischio).
Ormai bisogna stare molto attenti anche ai privati, perché da quando la voce ha cominciato a spargersi, e la gente comincia ad essere
sospettosa, i canivendoli hanno pensato bene di sfruttare Internet per mettere annunci “innocentissimi” tipo “privato cede cucciolata di …(razza X), ottimo prezzo”.
La truffa va sospettata ogni volta che uno di questi signori vi propone curiosi incontri in autostrada o comunque in luoghi poco chiari.
Ci sono moltissimi privati che fanno nascere cuccioli amati, curati e sani… ma questi vi inviteranno sempre ad andare a casa loro, a conoscere anche la mamma dei cuccioli, a
vedere i fratellini del vostro futuro amico. Per quale assurdo motivo dovrebbero portarvi il cane, o il gattino, in mezzo a una strada???
La scusa ufficiale sarà sempre quella di “venirvi incontro”, ovviamente. Be’, RIFIUTATE.
Se pensate di prendere un cucciolo da un privato, fatevi tutta la strada necessaria, entrate in casa, esigete di vedere mamma e fratelli.Se non
ve li mostra c’è qualcosa che non va: e quasi sempre “non va” il fatto che mamma e fratelli non siano lì, ma in Ungheria o Romania.
IO PERO’ NON VOGLIO SPENDERE PIU’ DI MILLE EURO PER UN
CANE!
Non c’è problema: i negozi sono pieni di peluche che costano molto meno.
Regalatevi uno di quelli, o regalatelo ai vostri bambini.
In alternativa, lasciate perdere il cane di razza, andate al canile più vicino e salvate una vita da quelle
orrende gabbie.
Perché volere proprio un cane di razza pura? E’ una scelta sensata se si vuole andare in esposizione, se si vogliono fare cucciolate o se si vuol fare uno sport cinofilo… tutte
cose che riguardano, forse, lo 0,001% della popolazione italiana.
Se volete “un cane” per tutto ciò che il cane può darvi (compagnia, divertimento e soprattutto amore), il canile è una risposta assolutamente perfetta: e vi dirò di più, avrete
MOLTO più amore – al limite della morbosità, a volte – da un cane adulto o anziano, piuttosto che da un cucciolo.
Se volete il cane di razza perché vi piace esteticamente… be’, intanto non è un buon presupposto per un rapporto (avete forse scelto il vostro coniuge solo per la sua bellezza? E
i vostri figli? Se fossero stati bruttarelli, li avreste buttati via?), ma soprattutto è un pessimo motivo per andarsi a comprare un cucciolo allevato in modo
approssimativo. Perché i cuccioli dell’Est, spacciati per cani di razza pura, non lo sono quasi mai. Sono simil-labrador,
più-o-meno-chihuahua, qualcosa-che-somiglia-a-un-barboncino…e così via. Un po’ perché, dove non c’è selezione, non ci sono neppure risultati morfologici: un po’ perché le
carenze alimentari e igienico-sanitarie subite in tenera età peggiorano ancora la situazione.
Ciliegina sulla torta: il distacco precoce dalla madre e i traumi subiti da TUTTI i cuccioli dell’Est causano immancabilmente problemi di carattere (più evidenti nei cani,
ma presenti anche nei gatti).
Tra i cani dell’Est ho già incontrato personalmente Labrador, husky e golden mordaci, rottweiler timidissimi, beagle inavvicinabili dai bambini e così via. Non credo che fosse
questo il tipo di cucciolo che avevate in mente, non è vero?
Detto questo… se mille euro per un cucciolo vi sembrano troppi:
a) spero che vi sembrino troppi anche i duemila che potreste spendere dal veterinario nel disperato – e spesso vano – tentativo di salvare la vita di un cucciolo
dell’Est;
b) anche quando il cucciolo è sanissimo, la spesa dell’acquisto è sempre molto, ma moooolto inferiore a quelle necessarie per fargli avere una vita lunga e felice. Quindi… o
potete permettervi un cane, oppure no, indipendentemente da quanto vi chiedono per comprarlo.
Il gatto costa meno (anche all’acquisto); ma se si ammala, per esempio, bisogna curare anche lui. E che fate? Gli dite “sorry, non ho i soldi”?
Un animale è una responsabilità: un po’ come un figlio.
Se non ci sono le possibilità economiche, si rimanda; e a differenza del figlio, che possiamo farlo nascere solo in un certo periodo di tempo, il cane o il gatto possiamo
aspettare anche sessant’anni per averlo.
Però, quando lo prendiamo, dobbiamo essere sicuri che potremo dargli il massimo. La spesa iniziale, ve l’assicuro, è solo una goccia nel mare. Gli esseri viventi,
indipendentemente dal numero di zampe, costano.
COME DISTINGUO UN BUON ALLEVATORE DA UN “CANIVENDOLO”? Se avessi una risposta chiara e definitiva a questa
domanda, giuro, avrei già appeso i manifesti per tutta Italia. Purtroppo devo ammettere che se una volta l’avevo (ed era “andate da un allevatore riconosciuto dall’ENCI, Ente
Nazionale Cinofilia Italiana”), ora questa risposta non basta più. Basta in molti casi, ma non in tutti: perché ci sono anche allevatori con affisso (e cioè, appunto,
riconosciuti ufficialmente dall’ENCI) che in modo più o meno occulto vendono cuccioli dell’Est. E’ un business miliardario e non è facile resistere al richiamo dei soldi,
purtroppo; in più, colpevolmente, l’ENCI ogni tanto chiude un occhio. Più “sani”, di solito, sono i Club di razza: quindi cominciamo a dire che è opportuno cercare un allevamento riconosciuto ENCI e affiliato alla
Società specializzata relativa a quella razza. Ma siccome non basta ancora… allora tuteliamoci almeno dal punto di vista legale.
Quindi…comunque e dovunque compriamo un cucciolo, chiediamo:
a) di vedere la madre. Salvo casi rarissimi (che poi si riconducono ad un solo caso: la madre è morta subito dopo il parto), dove c’è
una cucciolata di due mesi DEVE essere presente una mamma. Mamma che dovrà mostrare vistosi segni di allattamento in atto, o appena terminato (non ci vuole un esperto per
riconoscerli: ha “tettone” inconfondibili); altrimenti non è la madre dei cuccioli e la cosa deve essere fortemente sospetta.
Ovviamente non ci saranno mamme in un negozio, né alle “fiere del cucciolo”: e se ci siete andati lo stesso, nonostante tutto quello che vi ho detto finora… vi
picchierei. Ma almeno promettetemi di proseguire con i punti successivi;
b) che la provenienza esatta del cucciolo sia messa per iscritto.
Ricordiamo che i venditori senza scrupoli cercheranno sempre di far leva sui nostri sentimenti, facendoci sentire addirittura dei disgraziati se facciamo domande precise: “ma
come? L’amore per il cane non viene prima di ogni altra cosa? Che ci importa della provenienza, dell’età, del pedigree e di tutte queste sciocchezze?”
Attenzione: il gioco è vecchio e sporco… e funziona a meraviglia da anni.
Ma è ora di finirla.
Se il venditore accenna a motivazioni “sentimentali” per sviare le nostre domande, rispondiamogli gentilmente che poiché il cucciolo non ci viene regalato, ma dobbiamo
pagare per averlo, siamo “costretti” a tutelarci e a chiedere precise garanzie, come avviene per qualsiasi compravendita. Quindi restiamo fermi nelle nostre richieste, e se
non vengono accontentate andiamocene senza accettare compromessi.
Di musetti dolci come quello a cui potremmo rinunciare è pieno il mondo: di truffatori, per fortuna, no.
c) che venga fornita una garanzia sanitaria (sempre scritta!) di almeno venti giorni.
Se il cucciolo è in buona salute e regolarmente vaccinato, il venditore non rischierà assolutamente nulla, fornendola. Se non vuole farlo, è perché ha la coscienza sporca.
NOTA: questo articolo è di liberissima diffusione, anzi vi prego
proprio di diffonderlo più che potete per evitare che nuove famiglie vivono l’angoscia e il dolore di perdere il proprio cucciolo. Potete stamparlo, linkarlo, inviarlo via
mail, farne qualsiasi uso che riteniate opportuno. L’importante è che l’informazione si diffonda,
perché ancora troppe persone ignorano la realtà della “tratta dei cuccioli”.
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